mercoledì 26 settembre 2012

Idee chiare

La donna grande, stamattina, a colazione.
- Appena diventerò Presidente della Repubblica, la prima legge che farò sarà che il bicchiere si mette a sinistra.
- Come, scusa?!
- Perché è più comodo: mentre uno con la destra mangia, se deve bere, prende il bicchiere con la sinistra.
Ecco, abbiamo le idee chiare su come sarà il futuro: destrorsi, prepariamoci a soffrire...

lunedì 17 settembre 2012

Calcio vs judo: lo scontro finale

Beh, siamo stati fortunati.
Dopo lunghe ed articolate conversazioni - la profe ed io - con l'uomo piccolo, abbiamo capito come stavano davvero le cose.
- Veramente, a me del calcio non importa tanto. Io volevo farlo solo per stare insieme ai miei amici.
Insomma, i suoi compagni di classe adorati.
Quelli che gli riempiono le parole ed i pensieri.
È una bella fortuna sentirsi così a casa, nel proprio ambiente scolastico. La donna grande, ad esempio, ha sofferto parecchio prima di entrare in sintonia col resto della classe. L'uomo piccolo, invece, anche aiutato dalla presenza del suo compagno del cuore, è subito entrato in risonanza con tutti gli altri. Senza timidezze, senza complessi, senza fatica.

Sono spesso i sentimenti, non la ragione, a guidare le nostre scelte. Quelli del marketing lo sanno fin troppo bene e ciurlano nel manico alla grande. Ci manovrano.
L'educazione sentimentale è uno dei fondamenti della crescita di ognuno di noi, grandi e piccini, ma credo anche che uno dei compiti più importanti e delicati del mestiere di genitore sia quello di saperli guidare nelle loro scelte, almeno finché non sono in grado di farle in totale autonomia. Magari facendogli capire che esse possono essere il risultato di una buona analisi. Di un buon pensiero. Qualcosa di questo genere, insomma:
- Scusa, uomo piccolo, ma io credevo che tu volessi fare uno sport che ti piacesse.
- Ma infatti judo mi piace.
- E non sarebbe noioso star sempre con gli stessi amici? State già insieme tutto il giorno a scuola.
- In effetti...
- E invece, facendo judo, troveresti altri amici, avresti un altro gruppetto di persone a cui far riferimento.

Non c'è stato bisogno di insistere nemmeno un po'. L'uomo piccolo ha tirato le sue conclusioni che, malgrado le apparenze, aveva già in testa. La sua parte razionale era già d'accordo da un pezzo. La sua esperienza estiva alle vacanze di branco degli scout gli aveva dato proprio questa risposta: amici diversi in contesti diversi. E tutti sono importanti.
Ognuno è un legame.

E poi, perché no, spesso fermarsi al primo impulso può nascondere solo quella voglia di conformismo che tutti conosciamo. Aderire alle scelte della maggioranza, andar dietro a quel che fanno tutti, a quel che è più di moda.
Non siamo pecore.
E i sentimenti li coltiviamo in libertà. O, almeno, ci proviamo.

Ah, dimenticavo...: l'uomo piccolo ha ripreso col judo. :-)

mercoledì 12 settembre 2012

L'ennesima prima volta

Oggi è una prima volta. Come se tutte le altre non fossero state abbastanza "eccitanti": la prima volta al nido, il primo giorno di materna, le elementari, le vacanze scout, la prima volta a casa di un'amica.
Le medie.
La donna grande, oggi, comincia le medie.
È stato un lungo percorso di avvicinamento, cominciato l'ultimo giorno di quinta elementare.
Disperazione per amici e insegnanti che si stavano lasciando.
Tensione per ciò che stava arrivando. Poi la sezione, i nuovi libri di testo. Il pianto scacciafantasmi, i riti propiziatori.
La lunga marcia di avvicinamento somiglia all'approccio di uno scalatore.
Adesso siamo pronti.
La donna grande ha dato la sua definizione: "oggi devo scalare il mio monte Bianco".
Usciamo.

mercoledì 5 settembre 2012

Forse (non?) farà calcio

Il calcio a nov'anni può essere una discreta iattura. Soprattutto se c'hai due genitori che cercano di tenertene lontano in ogni modo. Persino ottenere una maglietta di Messi (rigorosamente ai banchini dei falsi, undic'euro appena...) diventa un'impresa: e insisti e urli e sbraiti.
- Tutti i miei amici fanno calcio.
- Ma perché non lo mandate a calcio?!
- Voglio fare calcio.

Calcio. Per il maschio italiano il calcio non è uno sport, è un'ideologia di quelle non ancora morte, uno status, una rincorsa. Un intero orizzonte culturale.
E non si sfugge.
A nove anni un ragazzino è già prigioniero: le regole, le partite alla tv (europei, campionato, amichevole d'agosto), la squadra del cuore. Ecco serviti, già precotti, i miti a cui tendere: ragazzi, relativamente poco più grandi di loro, ricchi famosi che parlano in tv. Che sono sui giornali, che insegnano come vivere dalle pagine dei rotocalchi, sono trend, sono fighi. Qualcuno sfascia anche una Ferrari: "poverino, chissà che spavento". Che guadagnano fortune senza mai aver lavorato un solo giorno. Perché giustamente a quella età non si lavora, bisognerebbe andare a scuola.

Che p...izza, mi tampina già appena sveglio: "ehi, uomo piccolo, settimana prossima ricominciano le lezioni di judo. Ti iscriviamo, vero?".
No, io voglio fare calcio, calcio ho detto. Non so cosa ci sia di male: ci sarà chi ha chiesto di fare nuoto, chi rugby e chi ping pong. A me piace il calcio e tutte le volte che vado in piazza ci sono i miei amici che ci giocano. Io non so nemmeno come si mette il piede, per calciare.
E poi è uno sport che ti fa sfogare: guarda i genitori, ai bordi del campino, durante la partita. Urlano, imprecano, sputacchiano nell'aria gridando a squarciagola, incitano i loro ragazzi "spezzagli le gambineeee... Arbitro cornuto".
La dirigenza non ci tiene all'agonismo, ce l'hanno detto chiaramente, quando siamo andati con la mamma ad informarci, l'altro giorno. A loro gli interessa che ci divertiamo.
Non c'è judo che tenga, lo capisci?

Capisco che sia così. Io il lunedì mattina, quando rientro in ufficio, sono svogliato. Non ho una squadra del cuore, sono arido, non commento i risultati. Non gioisco, se vinciamo. Ma "vinciamo", chi?! Noi, loro, qualcun altro? Io il calcio lo giocavo per strada, litigavo coi compagni per un gol non concesso, per un fallo laterale millimetrico. Poi la domenica andavo allo stadio: non ci capivo granché, però mi divertivo un mondo... Avrei potuto studiare, invece. Leggere un bel libro.
Sarebbe bello appassionarsi, per i capricci di uno di questi onesti ragazzi, perché non segna più, "ha perso la via del gol" si dice, è deconcentrato. Rischia lo stop, lo metteranno in panchina.
"Se ce l'avessi io sotto mano, lo farei trottare".
Avrà problemi a casa. Povero ragazzo.

(Ma no, che vuol dire. Esageri, come sempre. Tiri in ballo il "maschio italiano". Addirittura un "orizzonte culturale". Ma non sarai un po' un invasato?! In fondo è solo uno sport, si fa così, per ridere. I ragazzi si divertono. Si sfogano, si sa i maschietti non sono come le femmine che sono più tranquille. Solo per questo, per fare due chiacchiere tra amici. Al bar).

Io, l'ho già detto, quest'anno voglio fare calcio.

Quest'anno chissà come finisce. Col judo è in crisi. Forse, forse, forse. Farà calcio.

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