sabato 21 novembre 2009

A Silvia

E' un dolce sabato di sole morente, molto intimo, con la donna grande che mi dorme addosso febbricitante. La lampada da tavolo è accesa qui accanto, su compiti interrotti dalla stanchezza dell'influenza.
Sto leggendo un gran libro, che considero mio tanto quanto di chi lo ha scritto. Mio perché quando leggi della tua vita, della tua città, dei dolori e degli entusiasmi, dell'impegno e della fine di tutto, negli anni in cui eri troppo bambino per esserci, la memoria ti torna, in uno strano processo di recupero.
Studio me stesso, ricordi e nomi e luoghi e Storie. E quella lingua di scrittura (cifra dell'autrice e di una terra) colorata dal dialetto che ho poco parlato allora, laggiù, e che oggi, non appena a quel laggiù torno, riassaporo e parlo con fierezza. Di questo gran libro ho appena letto solo il "Primo movimento. 1981" e già molte storie son tornate, che non sapevo o che ricordavo come un mito fondativo (il naufragio del Rodi) o dove c'ero anch'io (l'alluvione e lo straripamento dell'Albula e io e mia nonna che corriamo giù, da quella via Toscana in discesa, con l'acqua che ci insegue: e questo inseguimento potrebbe essere solo una suggestione infantile, avevo 4 anni). E già molti brividi ed emozioni.
Ora torno di là, proseguo verso il "Secondo movimento. 1983". Poi ne parlerò ancora, perché la Storia non tace.
Men che meno quando è tua.

3 commenti:

  1. "quando leggi della tua vita, della tua città, dei dolori e degli entusiasmi, dell'impegno e della fine di tutto, negli anni in cui eri troppo bambino per esserci, la memoria ti torna, in uno strano processo di recupero."
    ecco: quando un altro dice così bene una cosa che hai pansato tante volte anche tu. bravo.
    a me piacciono moltissimo i "piemontesi": Primo Levi, Rosetta Loy, Natalia Ginzburg, (solo per dire i primi che mi vengono in mente) e li leggo come ricordando un passato che mi appartiene.
    che appartiene a me poi, che son nata a Pisa!

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  2. @MAQ: sai, Silvia Ballestra è originaria della mia stessa zona di mondo e in questo libro parla proprio della mia città negli anni in cui ero bambino. Nomi veri che riconosci sotto la patina del romanzesco, eventi luttuosi che segnarono la città, storie di tanti giovani tra i primi impegni politici (forti e determinati) e la falciatura a raso zero dell'eroina. Poi, la fine di tutto. Io che in quegli anni ero abbastanza bambino (nel '70 avevo 4 anni, nell'81 quindici) molte storie le avevo sentite raccontate da amici più grandi di me. Ora Ballestra le ha messe in fila, come storie generazionali in cui molti di noi, della provincia italiana, potremmo riconoscerci e le ha messe in fila con una grande scrittura, molto più matura e bella di qualche anno fa.

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  3. Questo è lo stesso effetto che mi ha fatto la prima Silvia Ballestra, che ho seguito con molto piacere fino a Gli orsi, e poi ho preso altre strade. chissà, forse è ora di rileggermela e mettere la rotonda in lista tra i regali di Natale.

    Grazie, comunque per la segnalazione. poi leggere con un figlio febbricitante spalmato addosso, sono d quei piaceri della vita che solo i figli ti sanno dare.

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