sabato 6 giugno 2009

Un'altra lettura...


Per buona parte del libro la New York raccontata somiglia ad un luna park in dismissione: le attrazioni che vengono smontate, le giostre ferme. Sembra persino di sentire una musica malinconica che si spande nell'aria tutt'attorno.
Per buona parte del libro la vicenda del protagonista (un matrimonio può andare a rotoli anche per "semplice" consunzione) somiglia anch'essa alla stessa cosa. Un uomo che viene smontato pezzo per pezzo. Poi mettersi in viaggio e andare a rimontare il tutto da un'altra parte. In un altro spiazzo.
Tutto si accende di luce un po' alla volta ma adesso non c'entra la città, c'entrano le persone e certe storie che vi sono dietro. Perché, come si dice a pagina 151 "Qualcosa da raccontare c'è sempre. Sempre". Del perché poi debbano arrivare sempre dagli States (anche se l'autore è irlandese di nascita, ed ha vissuto un po' in giro per il mondo, ormai è newyorkese da un decennio) le parole che ci raccontano la nostra storia, le nostre emozioni, il nostro comune sentire contemporaneo, non credo sia un mistero: la grande epica dei nostri giorni arriva da lì, in attesa di spostarsi, ormai a breve, e definitivamente, nel continente asiatico.
Insomma dicevo di questa luce che si accende all'improvviso grazie a Chuck Ramkissoon, strano personaggio che solo alla fine realizzeremo per la sua vera natura, utopico sognatore che vorrebbe far rinascere negli USA la passione epica appunto, "maggioritaria" la definisce lui, per il cricket. I suoi progetti "fantastic thinking" saranno la spina dorsale della rinascita di Hans, il protagonista dal matrimonio ormai crollato. E pur essendo New York, si respira sole e vegetazione tropicale perché in realtà, come ogni angolo di occidente, la differenza la fanno le persone che arrivano da oltre e che portano narrazioni diverse. Un po' mitiche, un po' dolorose, un po' sbruffone. Ma sbruffone solo ai nostri occhi di pigri guardatori miopi. Il finale del libro lo spiega benissimo!

1 commento:

  1. Mi hai incuriosito. Credo che leggerò il libro appena possibile (la lista d'attesa è sempre più lunga di quanto vorrei). Chissà se l'"epica dei nostri giorni" in futuro arriverà davvero dall'Asia, sarebbe un grosso cambiamento per noi occidentali.

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